Sono stato un po’ dubbioso nei confronti di questa recensione… dubbioso perche’ i Thorn.Eleven non sono il classico gruppo che ci si aspetterebbe di vedere recensito su questa ‘zine. La loro musica e’ infatti piu’ accostabile all’alternative rock che al metal, e sebbene non manchino sfuriate e pezzi rabbiosi, tuttavia la melodia e forti “intenzioni pop-eggianti” la fanno da padrone durante tutto il lavoro.
I brani di questo “A Different View” sono infatti brevi, ruffiani, melodici e scritti apposta per stamparsi in testa… Nulla di trascendentale, certo, pero’ va ammesso che nel loro genere questi pezzi sono fatti piuttosto bene, e seppure fra qualche mese difficilmente reinfilerete il cd nel lettore, finche’ lo terrete dentro e’ una bella pacchia (io e’ gia’ da qualche giorno che mi diletto con questo dischetto e ancora non mi sono stancato).
Che voto potevo assegnare quindi? Io me la sono sentita di premiarli, perche’ mi sono piaciuti, tuttavia mi rendo conto che il mio modo di pormi nei confronti della musica non e’ detto sia quello di tutti, per cui se si e’ “metallari puristi” (o semplicemente non si vedono di buon occhio dei prodotti che strizzano l’occhio ad un certo mercato) conviene evitare questo disco come la peste… Se pero’ non disdegnate un dischetto di rock ben confezionato e divertente (perfetto come sottofondo per i viaggi in macchina e soprattutto per le pulizie di casa), sono sicuro che ascolterete piacevolmente l’energica opener “Goddamm me” dal ritornello incendiario o il singolo “Bastard former self”, studiato apposta per appiccicarsi in testa… che se questi ragazzi avessero una major dietro non sarebbe mica tanto strano vederli su Mtv furoreggiare con brani come questo (o forse sarebbe ancora meglio “Maze”, una ballata che possiamo tranquillamente definire “commerciale”, eppure ultimamente la sto ascoltando non poco…) !!
Va poi detto che qualche vena sperimentale forse il gruppo la ha anche, come si nota dalla conclusiva “Whitewood Harvest”, lungo brano un po’ diverso dai precedenti e piu’ atmosferico, tuttavia e’ innegabile quanto il disco viva praticamente esclusivamente di pezzi quali “4111”, composizione ricca di melodia dove anche le chitarre piu’ graffianti sono catchy ed anche un po’ trendy, o “Where do we go” che forse vorrebbe essere un pezzo piu’ cattivo, ma al di la’ del “grintoso” non ci va mai… Che poi sono interessanti anche la strumentale senza titolo o l’energica “Hollow”, ma a questo punto e’ inutile che stia ad elencare i singoli brani, se vi piace lo stile non ci sono cadute di tono…
C’e’ poco altro da dire, si puo’ sottolineare la produzione decisamente adeguata al lavoro, ma ormai dovreste avere capito se questo cd fa per voi o no…
Bene, “Maze” sara’ anche un pezzo “spudorato”, ma adesso l’ho appena rimesso su, e penso che sia una cosa indicativa… Sono curioso di vedere cosa riservera’ il futuro ai Thorn.Eleven!