Esattamente dopo un anno dal loro secondo disco, “The Burning”, tornano i famigerati (!) Thunderstone con “Tools of Destruction”; la band clone degli Stratovarius ci ritenta ancora dopo la pessima performance di “The Burning”. Cosa è cambiato e cosa è rimasto invariato ? Ebbene negare la ancora presente somiglianza, per andarci leggeri, con i vicini di casa di Timo & C. è impossibile ma in questo lavoro si notano alcuni particolari che li discostano dalle precedenti uscite, primo fra tutti tengono fede al titolo incattivendo leggermente il souno, dovuto più che altro alla sempre ottima voce di Rantanen, seconda cosa hanno scoperto che la tastiera può produrre suoni anche diversi da quelli usati in precedenza e usati dagli Stratovarius… che è già un passo avanti!
Passando ai pezzi in particolare da notare il buon inizio con “Tool of the Devil” e “Without Wings”, dove però stavano ricascando nella trappola delle tastiere (il lupo perde il pelo ma non il vizio), e “I Will Come Again”: pezzi facilmente assimilabili e con buon mordente e discrete idee. Monotone invece la terza “Liquid Of The Kings” e la quinta “Welcome to the Real”.
Un po’ invadente la tastiera in “The Last Song” ma brano apprezzabile per le idee mentre passiamo ad un lentone con “Another Time” dove non ci siamo proprio anche questa volta… meglio dedicarsi ad altro va.. (ma li stabiliscono nei contratti i lentazzi strappalacrime ?).
Ricresce il ritmo con le discrete “Feed the Fire” e “Weight Of The World”, quest’ultima introdotta da delle pseudo cornamuse sintetizzate che la rovinano abbastanza..
Chiude il disco la cadenzata “Land Of Innocence”, uno dei pezzi peggio riusciti, insieme ad “Another Time”, che ci accompagna per otto lunghi ed infiniti minuti…
Nella versione digipack sono presenti, come già ci hanno abituato in precedenza, due cover che non ci è dato sapere quali siano mentre nella versione giapponese la cover di “Rainbow in the Dark” del monumento vivente Ronnie James Dio.
In definitiva un piccolo passo avanti per i Thunderstone che mettono in questo disco idee maggiori e più interessanti di quanto fatto in precedenza discostandosi, anche se minimamente e non ancora abbastanza, dall’essere cloni degli Stratovarius. Vedremo se in futuro lavoreranno ancora in questa direzione.. Voto di incoraggiamento.