Parte violentissimo “Pestilence Upon Mankind” e di certo il titolo non è stato scelto per caso. Velocità folli e un muro sonoro non indifferente rendono l’opener (dal medesimo nome dell’album) una bordata difficilmente smorzabile.
Anche i suoni e la produzione colpiscono per la loro chirurgica e fredda precisione. Si apre così il quinto album della band, in una maniera che chi ama l’unione tra cattiveria, velocità e Black Metal non potrà certo disprezzare, ma le cose positive non si esauriscono con la prima traccia, i buoni riff (a volte anche molto melodici) e certi passaggi relativamente più ragionati conferiscono al disco un’importante varietà che fortunatamente rende l’ascolto sufficientemente vario.

C’è da ricordare che il gruppo non ha mai messo in mostra tanta furia… c’è molta rabbia dietro questo lavoro e fortunatamente questa è ben incanalata in brani (10) che non abbandonano mai la ferocia nonostante momenti più lenti non manchino. Parte di questa furia è da attribuirsi alle reminiscenze Death che si evidenziano durante l’ascolto dell’album.
“Death Is Mercy” dopo il suo attacco sulfureo e marcio che apre l’ennesima canzone cattivissima e brutale, mostra ben chiare le influenze Death Metal che nel corso dell’album non si limitano alla scelta dei riff, ma che influiscono anche sulla struttura delle canzoni che alternano accelerazioni (blast beat) e momenti con molto groove.
L’ispirazione death rimane presente nelle tracce successive, e questo rende evidente che i Thy Primordial hanno sfornato un disco destinato a chi ricerca tanta aggressività e cattiveria nel Black Metal.. io però continuo a sostenere che questo modo di suonare il genere sia tutt’altro che ottimale.

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