I Torment sono una band tedesca attiva dal lontano 1987, anno in cui pubblicarono il loro primo demo intitolato “Bestial sex” (la copertina ritrae uno degli elementi della band – probabilmente il cantante – nell’atto di tastare la “coda” di una mucca). Da allora i Torment hanno pubblicato una serie lunghissima di demo e alcuni dischi, partecipando anche a diversi tributi per Saxon e Mothorhead.
Cari lettori, sarò sincero: dopo aver guardato la biografia dei Torment, e aver visto che nel 1997 la band aveva pubblicato un album dal titolo “Spermatized” la tentazione di far volare questo cd giù dalla finestra e di farlo devastare dalle automobili era davvero tanta. Controvoglia inserisco dunque il dischetto nel lettore cd e subito la voce del singer Jörn XXX Rüter m’investe con un “Are u ready 4 tormentation?” e il rumore di una motosega dà il via ad oltre sessanta minuti di musica. Esasperato dalla totale imbecillità di questi tedeschi mi accingo ad ascoltare le diciassette tracce che compongono questo nuovo album. I brani proposti dai Torment affondano le loro radici all’interno dello speed ‘n thrash di matrice tedesca e molto spesso la struttura portante dei pezzi sfiora il punk come capita con le squallide “Laws in the streets” e in “In the name”.
L’ossatura dei brani dei Torment è piuttosto semplice e lineare, il cantato del singer Jörn XXX Rüter assomiglia a quello di Lemmy, peccato solo che XXX Rüter non ha la classe del mitico leader dei Mothorhead. Nonostante alcuni brani piuttosto carini ed incisivi, “P.C. (porn casting)” e “Politically lincorrect”, il resto dei pezzi non mi trasmette assolutamente nulla; le canzoni sono un concentrato continuo di doppia cassa senza un minimo cambio di tempo, parte melodica o comunque cadenzata mentre le chitarre macinano solamente accordi uno dietro l’altro senza la più piccola dose d’inventiva ed originalità.
L’unica cosa che rende l’album ascoltabile è la produzione che risulta particolarmente grezza e sporca e mi riporta con la mente proprio negli anni ottanta/primi novanta in cui questo genere era suonato da professionisti e non da quattro (scusatemi, tre) tizi che definiscono i Torment come una band storica per il solo fatto di esistere da vent’anni.