Luci e ombre per il debutto dei Toxic Poison, band formata da musicisti piuttosto conosciuti nell’underground metal piemontese. Da un lato una produzione ed un’esecuzione assolutamente professionali, dall’altro una confusione tangibile ed una preoccupante mancanza di personalità. Non difetti che non si possano correggere intendiamoci… Ma andiamo per ordine: quello che colpisce immediatamente di “Nothing’s Forever” è la veste grafica, ineccepibile, schizoide al punto giusto, esaustiva, sufficientemente “malata”. Poi, quando si inserisce il disco ottico nel lettore e l’intro “In The Beginning” ci da il benvenuto, una fucina di suoni puliti e coinvolgenti ingannano prima di implodere in “Far Away”, un brano potentissimo, cadenzato, alienante. Echi di Soulfly (quelli del debutto), Machine Head, Fear Factory in un calderone che sorprende per impatto ed aggressività. A questo punto le danze continuano con “The Twin Towers”, canzone dai contenuti facilmente intuibili, sempre a cavallo di un metal moderno che è caleidoscopio di umori diversissimi. “Rebellion song” parte con un marasma elettronico indistricabile per svilupparsi in un riff claudicante e una ritmica quasi hardcore. “My Dear Friend” e “Scream Of War” non sono da meno, si aprono melodiche e poi sferzano con brutalità verso lidi cari ora ai Coal Chamber ora ai Sepultura (quelli di “Chaos A. D.”), toccando apici di ossessione quasi black metal. La conclusiva “The Day You’ll Stop To Pray” sembra una jam session tra gli Strapping Young Lad e gli Screaming Trees: arpeggio malinconico, linee vocali da turbe post – adolescenziali, così fino alla ritmica marziale che sorprende sul finale, violento e disturbante. Detta così questo demo sembrerebbe un capolavoro, ma purtroppo la forma, così splendente e levigata, non nasconde un contenuto adeguatamente eccellente. “Nothing’s Forever” è un breviario del Nu-Metal, afflitto da clichés che ne affossano lo sforzo compositivo (quasi progressivo). La band tende ad essere troppo dispersiva, i brani sono poco fluidi e i troppo frequenti mutamenti di mood appaiono talvolta slegati e forzati. Non c’è un passaggio che colpisca in profondità, non una composizione che viaggi in una direzione precisa. Troppa derivazione sia a livello musicale che di testi, talvolta piuttosto discutibili (le parole di “Mutant Tramps” sono esemplificative in questo senso, pregne di una disperazione distorta ed estremizzata in modo ingiustificabile). Il consiglio che posso dare ai Toxic Poison è di cercare una propria dimensione senza sforzarsi a tutti i costi di assomigliare a questo o quell’altro pilastro del rock moderno d’oltreoceano. Dalla loro hanno capacità tecniche elevatissime ed un talento interpretativo che non può essere ignorato. Buona fortuna.

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