Non ho mai particolarmente apprezzato i Trivium, vuoi per la loro troppa somiglianza ai Metallica vuoi per la cattiva impressione che mi fecero quando li vidi di spalla agli Iron Maiden.
Oggi con l’arrivo di “Shogun” sulla mia scrivania è con una certa noncuranza che ne inizio l’ascolto ma dopo pochi attimi dell’opener “Kirisute Gomen” mi accorgo che la somiglianza alla band di Hetfield è oramai sparita e questo quarto capitolo della loro saga discografica si rivela assolutamente esagerato e aggressivo. “Shogun” suona heavy metal e lo fa nel migliore dei modi. Finalmente sembra che i Trivum abbiano raggiunto una propria personalità, lasciando da parte le influenze che caratterizzavano i precedenti album a partire dalle stesse linee vocali, prima clean, poi sporche e tirate e finalmente lontane dal voler imitare le ben più famose corde vocali di Mr. Hetfield. Ottimo il lavoro alle chitarre, pesanti e moderne, Heafy e Beaulieau ragalano incredibili momenti di pura esaltazione grazie a riff dinamici e intuitivi, come capita in “Down from the sky” a mio avviso il miglior brano di tutto l’album e con “Into the mouth of hell we march” melodica ma cattiva al tempo stesso. Infuocate sono anche “Like Callisto to a star in heaven” e la sperimentale “He who spawned the game”, promettono di fare i botti in sede live.
La produzione è davvero buona e in generale tutti i suoni escono in maniera potente dalle casse. Nonostante i Trivium siano odiati da molte persone questa volta, con “Shogun” hanno realizzato un album molto bello che sicuramente farà parlare di loro per parecchio tempo. “Shogun” si rivela fresco e caratterizzato da una buona dose di idee e da un songwriting ispirato capace di miscelare ottimamente parti melodiche con vere e proprie sfuriate di heavy metal puro che sicuarmente faranno la gioia di chi aspettava da tanto tempo un album simile. Complimenti.