Ritornano dopo il precedente album di debutto gli americani Twelfth Gate con il nuovo “Threshold of revelation” album che, sin dal suo primo ascolto, mi ha lasciato piuttosto perplesso e deluso, mostrandomi una band davvero noiosa e pacchiana.
Musicalmente parlando questo disco scorre via in maniera piuttosto anonima e lenta. La band ci propone ancora una volta un album di heavy metal con influenze thrash che imperversano un po’ qua e là per tutta la sua durata; l’album suona molto bene grazie ad un sound piuttosto buono, complice una distorsione degli strumenti aggressiva e massiccia. La coppia Knight/Stopper alle chitarre crea riff alquanto interessanti, anche se dopo un po’ si scade nella banalità più assoluta. Quello che proprio non va all’interno della band è il cantato di Scott Huffman, forse uno dei singer più piatti e dannatamente scadenti che ho mai sentito da un bel po’ di tempo a questa parte. A ogni modo ci sono alcune canzoni piuttosto buone come l’opener “Loyal” e la successiva “Critical elements” mentre le restanti composizioni del gruppo, da evitare assolutamente “Branded” e “Come alive”, risultano pacchiane e noiose, grazie soprattutto al modo di cantare di Huffman e alla presenza di riff di chitarra troppo scontati ed incolore che dopo qualche attimo di ascolto mi hanno portato, a saltare al brano successivo.
In definitiva per me i Twelfth Gate rappresentano l’ennesima band inutile presente sulla faccia della terra e mi domando come fanno certi gruppi oggigiorno a resistere all’interno del music business mondiale. Personalmente non spenderei neanche un soldo per simili band, ma il mondo è bello perché è vario quindi a voi la scelta se comprare o no questo disco.