Sin dal primo ascolto della prima track ho pensato : “questi sfondano e sfonderanno molti deretani”, ed è esattamente quello che confermo sino alla fine di questo lavoro, anzi altro capo- Lavoro italiano. I veronesi Twintera, ridotti ad un quintetto per l’abbandono da parte del tastierista, li ha lasciati sprovvisti di una parte importante a livello personale ed amicale, ma di certo ha lasciato loro una scia ed una eredità fantastica da coltivare e far crescere e credetemi che se questo gruppo cresce, lo farà alla grande. Le loro esperienze e collaborazioni importanti con gruppi a livello internazionale le hanno avute e sicuramente è stato un buon terreno preparatorio ed una egregia spinta al loro operato. Immaginatevi di entrare all’interno di un quadro dai colori metallici ma con le più disparate sfumature. Immaginatevi dei pittori, cinque pittori che contribuiscono a guarnire con ricami di genere e stili e atmosfere varie questo quadro, dai toni ora più tiepidi ora più freschi. Non parlo di caldo o freddo, perché l’aurea di questo album è morbida e indefinita, non ha contorni decisi o marcati; proprio questa capacità che hanno i Twintera, nonostante il loro suono pulito ma potente, crea linee morbide anche in contesti più martellanti e così, fa si che questo lavoro intrighi e coinvolga parecchio.
L’album rispecchia esattamente il gruppo con una parola chiave : COESIONE. La loro coesione di gruppo la si rileva anche nella parte sonora. Oltre che tecnica, capacità, intonazione ed equilibrio tra le parti vi è il “rispetto” di determinati strumenti su altri compreso lo strumento vocale, che a mio dire, è veramente azzeccato. Queste sono le stesse qualità che si ritrovano nelle relazioni e nelle amicizie ed è per questo che mi permetto di rendere parallele la loro sfera personale con la loro personalità musicale. Il tono ammiccante e suadente nei pezzi più lenti e quello più arioso ed elevato nelle parti più ‘pneumatiche’ e potenti, fa si che ci sia un equilibrio perfetto che fa rivalutare e sostenere parecchio questo lavoro perfetto. Sbavature zero. Nella track list ci sono dei pezzi da tenere parecchio sott’orecchio e a mio parere sono Where we land e Bunch of Motherfuckers: da togliere il fiato. Sono coinvolgenti con una potenza ed orecchiabilità che si insinuano ed imprimono nella testa calcatamente, con la voglia di ascoltarlo più e più volte e con una capacità rielaborativa ed associativa di più generi che raramente ho ascoltato. Assoli ed un groove da 10 e lode. In Bunch of Motherfuckers la voce in apertura e le percussioni fanno scivolare in atmosfere (mi azzardo) alla London After Midnight, per poi risalire e ritrovarci magicamente ad ascoltare sleghi Carcass-iani. Immaginate però che tutto quello che c’è dentro questo quadro, che metaforicamente ho già definito in precedenza, sia innanzitutto da esporre nella galleria metal italiane delle opere più riuscite ed in secondo luogo pensate ad un concetto futuristico e rivisitato con maestria per ogni genere, che si può trovare in questo album.
Prestate attenzione alla rielaborazione di Burning Heart dei Survivor ed anche voi concorderete con me che ci troviamo davanti a dei fenomeni pregni di tecnica, capacità, volontà, preparazione e mi ripeto, molta, tanta coesione che per me, oltre che essere la chiave di lettura di questo album, è la chiave di lettura che dovrebbero avere tanti altri gruppi con il risultato di brillare e risaltare nel firmamento musicale in genere.
Stiamo parlando di Italia e quando elogio tali pregi, mi sembra di essere lontana dalla depressione che mi viene quando penso: “ non c’è niente di buono da ascoltare”. E invece quest’anno si stanno -e sto- scoprendo talenti eccezionali e i Twintera sono nelle prime posizioni di questa mia personale classifica.