Ogni volta che penso non esistano, oggigiorno, molti nuovi gruppi validi nell’ambito dell’heavy metal classico, puntualmente mi arriva per le mani una nuova uscita che pare fatta apposta per dimostrarmi il contrario.
Gli Unchained del bravo chitarrista David Blome arrivano dalla Svezia, e con questo debutto omonimo ci offrono nove pezzi di metal melodico fresco e convincente, classico ma contemporaneo, come da un po’ non sentivo.
Ad un primo ascolto si rimane subito colpiti dalla splendida “The Analyst”, indubbiamente il pezzo migliore del disco e, per chi non li conosce, il brano da ascoltare per farsi un’idea del gruppo. Elaborata ma impetuosa e con un grande ritornello, veramente un ottimo pezzo che denota una certa classe e si fa riascoltare volentieri più volte.
Impossibile non notare quanto la voce di Per Karlsson ricordi, in certi momenti, quella del Bruce Dickinson solista/ultimo periodo, tuttavia la cosa non risulta mai fastidiosa (come invece è, per esempio, il tanto lodato Lande quando scimmiotta Coverdale) e rientra nell’ottica della rispettosa ispirazione.
Le influenze maideniane non si limitano comunque al solo Karlsson ma sono comuni anche a tutti gli altri musicisti, come traspare dalla seguente “Ghost of the Alchemic Hall” (basti ascoltare la parte strumentale a 1:25), quasi un omaggio e per questo abbastanza canonica, dotata però di un altro buon ritornello e di una gran chitarra.
La cosa che più piace degli Unchained è la freschezza delle melodie, che non suonano “riciclate” o banali ma che donano al contrario grande dinamicità al disco: ottimo esempio è “I Dream”, una ballad al confine con l’AOR, veramente piacevole e lontana dalla grossolana sdolcinatezza di altri colleghi di recente successo.
Anche quando si preme sull’acceleratore (“The Great Witch Hunt”) i risultati sono più che buoni, ma gli altri highlight del disco si hanno sicuramente con l’opener “My Guide” e con “Seventh Sin”, che mettono in mostra la capacità della band scrivere pezzi molto coesi e fluidi.
Anche i pezzi meno interessanti come “Theater of Fear”, “Ordinary Sinner” o “Like the Candle” (il pezzo più vecchio del lotto ed anche il ritornello meno riuscito) risultano comunque discreti in virtù di parti strumentali brillanti e vivaci.
Gli Unchained sono per me una sorpresa veramente gradita, il gruppo dimostra idee e talento e se vi piace il metal melodico vi consiglio caldamente di dar loro un ascolto.
Una band di qualità, che se saprà eliminare i comunque già limitati riferimenti espliciti ai propri ispiratori avrà secondo me un futuro luminoso. Da notare e tenere d’occhio.