Dopo l’accoppiata “magica” costituita da “Demons And Wizards” e “The Magicians Birthday” gli Uriah Heep con “Sweet Freedom” furono accusati di aver considerevolmente diminuito la loro caratura artistica, tant’è che questo disco e’ stato per anni considerato una sorta di uscita forzata, utilizzata (a dire dei critici) per sfruttare economicamente il successo che stavano riscuotendo gli Uriah Heep in quegli anni.
Invece il disco e’ uno di quelli che lasciano il segno, coraggioso e dalle sonorita’ particolari dimostra di essere, dopo ben 32 anni, uno dei loro lavori piu’ riusciti. Questo non solo considerando la presenza di uno dei loro brani piu’ volte riproposti dal vivo, quella “Stealin'” che resta comunque fra le canzoni maggiormente conosciute degli Heep, ma soprattutto cercando fra i brani conclusivi del disco. “Seven Stars” ad esempio e’ un brano assolutamente favoloso, dal sapore particolare, cantato in modo rimarchevole da un Byron totalmente ispirato, cosi come nella successiva “Circus” che merita un discorso a parte. Qualche anno fa gli Uriah Heep hanno inciso un disco ed un DVD con la reinterpretazione acustica (e con l’ausilio di alcuni componenti di orchestra come fiati e violini) di alcuni dei loro piu’ famosi brani. Per l’occasione Box e soci (Shaw alla voce, Lanzon alle tastiere, Bolder al basso e Kerslake alla batteria) hanno rispolverato proprio questo brano, alcune parti sono state ritoccate ed hanno anche goduto della comparsata al flauto del celebre Ian Anderson (Jethro Tull). Il risultato finale e’ stato a dir poco stupefacente, questo brano ha mantenuto intatta la sua splendida atmosfera dimostrandosi all’altezza della miglior produzione del gruppo britannico.
“Sweet freedom” e’ uno di quei dischi da rivalutare in senso assoluto, all’interno della discografia del gruppo e anche al di fuori di essa, il livello medio e’ altissimo (ad eccezione forse di qualche piccolo spunto non eclatante magari) e vale la pena ascoltarlo fino in fondo attentamente, piu’ volte, visto che cresce enormemente con gli ascolti come del resto tutti i dischi che hanno un’anima un po’ fuori dal comune considerando il contesto in cui sono stati giudicati. Gli Uriah Heep quindi dimostrano anche a distanza di cosi tanti anni di avere un patrimonio di canzoni e dischi che pochi altri possono mettere in mostra.