Chi l’avrebbe mai detto che questa band riuscisse ad arrivare fino alla EBM sfornando un capolavoro epocale nel thrash italico, come ROT che tradotto sta per “Marcio” o “Fottutamente Marcio” come vorrebbero farci intendere meglio i tre moschettieri VIOLENTOR? Sono le due di notte ormai passate, e con una mezza bottiglia del caro vecchio Jack Daniels in corpo, accompagnato dalle sigarette e dopo una mezza serata rinchiusa a scrivere in una mansarda ormai puzzolente e stracolma di dischi, metto le cuffie e alzo il volume del pc con il loro album inserito nella cartella digitale e clicco play senza pensarci due volte.
ROT entra immediatamente in circolo creando la sensazione di ascoltare qualcosa di folle, pazzesco e granitico allo stato puro. I VIOLENTOR sono in tre, chitarrista cantante, bassista e batterista , e Rot il loro ultimo disco, esce in quest’anno particolare perchè portatore di cose nuove per chi preferisce rimanere nell’ambiente del metal underground. Anno che ha fatto uscire album eccezionali, come appunto lo è questo. Nove le tracce che si susseguono l’un l’altra, incessantemente, senza dare il tempo di fermarsi un momento e capire che forse sembra di ascoltare i primissimi lavori dei Sodom con un pizzico di Mothorhead. I Violentor non danno tregua e brano dopo brano si gettano nel grezzo dei suoni martellanti della chitarra con la voce classica del thrasher carico di birra e sudore e il pulsare del basso, fino al ritmo concitato ma pulitissimo della batteria. Rot è un cammino perverso, tortuoso, altalenante, o sei sobrio, o forse anzi se lo si ascolta è meglio che sei ubriaco fradicio. Da segnalare la presenza importante del chitarrista Damiano Idda Porciani ospite d’onore in “Breath Of Hate” E’ un album che crea quel sintetismo della certezza di essere in due mondi paralleli, ovvero la consapevolezza di essere ottimi musicisti e la totale estraneità al mondo dell’essere super famosi. Ai Violentor con il loro ROT non interessa di avere mille privilegi, ma importa solo di suonare, far pogare la gente che va a s
Un lavoro registrato in modalità cazzuta e stracolma di sudore, alcol, calore e passione che arriva dalle ceneri di un genere che sta rallentando i ritmi nel nostro paese, ma che sta tornando lentamente alla ribalta, grazie soprattutto alle band come gli stessi Violentor che creano qualcosa di nuovo, rimanendo tuttavia nel classico.entirli in live e che la birra che bevono sia decente.