Defeis è da alcuni anni che si diverte a pubblicare concept album, con l’intenzione di scrivere storie con un inizio e una fine, con uno sfondo altamente teatrale.
Il nuovo lavoro nè è probabilmente l’esempio più lampante, con un uso spasmodico, e forse eccessivo, delle tastiere/pianoforte, suo strumento preferito col quale si diplomò non pochi anni or sono.
Questa passione per i tasti d’avorio ha reso la musica del gruppo americano (vale ancora la pena chiamarlo gruppo dopo che Defeis ha scritto e composto tutti i brani?) sempre meno orientata al metal arrivando all’utilizzo delle chitarre al minimo necessario.
Infatti “Visions Of Eden: The Lilith Project – A Barbaric Romantic Movie of the Mind” è un opera molto suggestiva per quel che concerne il lato poetico e romantico, decisamente molto soft e d’atmosfera colma di brani decisamente lunghi e pomposi.
Quel che lascia l’amaro in bocca è il voler far finta di presentarlo come un album di Heavy / Power dato l’ultilizzo di falsissime e velocissime batterie elettroniche e chitarre che ripetono lo stesso riff all’infinito.
Per chi volesse ascoltare un album di Heavy Metal dei Virgin Steele qui rimarrà profondamente deluso; chi invece è disposto ad ascoltare qualcosa di molto lontano dall’Heavy tradizionale, fondamentalmente tastieristico e sinfonico troverà questo nuovo album di Defeis e soci particolarmente originale.
Per carità, non mancano brani più marcatamente Heavy e classici come “Bonedust” e “The Ineffable Name” per citarne un paio, ma risultano solo dei momenti assolutamente trascurabili.
Devo essere onesto, sono molto combattuto sul valore di quest’album che nel complesso è molto bello, e che, ripeto, esterna tutto il lato romantico e poetico del “mastermind” del gruppo ma c’entra poco o nulla con l’Heavy Metal, direi più orientato ad essere considerato un’opera rock. Inoltre la produzione suona un po’ troppo casalinga, ma può essere stata una scelta voluta.
Dateci un ascolto preventivo.