Quando le sonorità potenti e aggressive del metal si sposano con lo stile in pompadour del rockabilly, quando alla voce troviamo il danese Michael Poulsen, accompagnato dal basso di Anders Kjolholm, dalla batteria di Jon Larsen e dalla chitarra del “già sentito” Rob Caggiano (ex Anthrax, new entry da quest’anno, a seguito di Thomas Bredahl), ecco che si delinea una delle band che più sta prendendo piede sulla scena musicale mondiale: Volbeat.
Con “Outlaw Gentlemen & Shady Ladies”, i Volbeat giungono al loro quinto studio album. Sarò di parte, in quanto io li ho adorati a partire dal loro debutto nel 2005 con “The Strength/The Sound/The Songs”, ma a me questa loro ultima fatica piace, e anche molto. Nulla mi toglie dalla testa, a me come a tanti altri, l’idea che il frontman Poulsen si diverta nel suo manierismo alla Elvis…
In “Outlaw Gentlemen & Shady Ladies” si riconoscono i cari e vecchi Volbeat, con le loro melodie azzeccatissime, i ritornelli che fanno centro, il sound orecchiabile ma studiato. Eppure non annoiano… Come riescono a fare tutto ciò? Attraverso 14 brani, circa un’ora di musica che trascina l’ascoltatore in atmosfere a volte grezze e metalliche, a volte romantiche e morbide, altre quasi country e d’altri tempi..
Let’s Shake Some Dust, intro di circa un minuto e mezzo che, col suo stile un pò retrò, ben ci fa immaginare queste losche figure maschili e femminili citate nel titolo dell’album. Ma ecco che Pearl Hart prende il sopravvento, e il suo sound travolgente scalda l’atmosfera.. Decisamente Volbeat! The Nameless One si distingue per l’assolo di chitarra, durante il quale sembra di essere seduti in un vecchio saloon a sorseggiare whisky.
Cambio di carreggiata in Dead But Rising, dove lo stile diventa cupo… Il metal pesante piace alla band danese. E questa track ne è la dimostrazione. Ma i Volbeat devono emozionare i loro fan, e quindi è la volta di Cape of Our Hero. E’ ammesso sentire i brividi su dalla schiena durante l’ascolto. Provare per credere. Voce, cori e musica diventano emozione.
Room 24, brano schietto e veloce, vanta la collaborazione della particolarissima voce del singer dei Mercyful Fate, King Diamond. Segue The Hangman’s Body Count, dove la chitarra funge da prima donna assoluta ed il ritornello convince un pò meno.. Unica piccola macchia, a mio parere, dell’album.
My Body, cover firmata Young The Giant, ci lascia piccole tracce di sole e California.. E lo stile dei “guitar gangsters” danesi torna a trovarci in Lola Montez, così come nella supervelocissimissima Black Bart.
Altra collaborazione in The Lonesome Rider, con Sarah Blackwood (Walk Off The Earth), la cui voce si accosta meravigliosamente con quella di Poulsen.
Melodia romantica e leggera in The Sinner Is You, spezzata dalla ruvida Doc Holliday. Ultima ballata con Our Loved Ones, passionale e intensa.
Con “Outlaw Gentlemen & Shady Ladies”, i Volbeat vincono, per la quinta volta. Consigliatissimo per i seguaci veterani della band, e per chi di questi 4 ragazzi non aveva ancora sentito parlare. E’ giunto il momento di recuperare il tempo perduto. Grandiosi!