Wacken, Germania, dal 2 al 3 Agosto 2014
2 Agosto
SKID ROW
Ad aprire le danze sul True Metal Stage, in tarda mattinata, sono gli americani Skid Row. Suoni potenti, nessuna base, nessun coro preregistrato (come ci tiene a sottolineare il cantante Johnny Solinger) e ottima presenza scenica, gli Skid Row offrono 60 minuti intensi di puro Heavy Rock, caratterizzato dalla riproposizione quasi esclusivi dei primi due album della band. Da segnalare la cover Psycho Terapy dei Ramones, con dedica al compianto Johnny Ramone. I classici ci sono tutti, Big Guns, 18 and Life, I Remember You, Slave to the Grind e Youth Gone Wild in chiusura, con il biondo singer che non fa rimpiangere Sebastian Bach per voce e presenza scenica. Anche il nuovo pezzo We are the Damned, estratto dall’ep appena uscito Rise of the Damnation Army – United World Rebellion: Chapter Two sembra promettente, dopo anni di dischi mediocri. Bisogna dire che il gruppo vive di rendita per quanto scritto ormai quasi 25 anni fa, ma il concerto è gradevole e sveglia i già numerosi presenti.
Setlist Skid Row:
- Let’s Go
- Big Guns
- Makin’ a Mess
- Piece of Me
- 18 and Life
- Thick Is the Skin
- Kings of Demolition
- Psycho Therapy (Ramones cover – dedicata a Johnny Ramone)
- I Remember You
- Monkey Business
- We Are the Damned
- Slave to the Grind
- Youth Gone Wild
CHILDREN OF BODOM
Dopo ore in cui si susseguono sui palchi principali band black metal e metalcore (Endstille, Five Finger Death Punch, Bring me the Horizon e gli idoli di casa Heaven Shall Burn, autori in chiusura di una Valhalla dei Blind Guardian che mi fa rabbrividire), mi risveglio dal torpore per i 5 finlandesi di Espoo, capitanati da Alexi Laiho, più gradevole del solito per la diminuzione dell’uso della parola Fuck tra un brano e l’altro. La scenografia rispetto all’edizione del 2011 è molto più scarna, con la presenza del telone rappresentante l’artwork dell’ultima uscita in casa finlandese ma la scaletta è decisamente ottima incentrata sui primi 4 album della band e sull’ultimo, molto buono, Halo of Blood. Si parte col brano del 2004, Needled 24/7, i suoni sono un po’ impastati ma miglioreranno dopo pochi pezzi. Sempre ottima la sezione solista composta dal già citato Lahio e dal tastierista Warman, sopra le righe su pezzi come Lake Bodom, Hate Crew Deathroll e Bodom Beach Terror seguita da un simpatico accenno di Black Diamond degli Stratovarius. Il concerto si chiude con Downfall e In Your Face, a suggellare 75 minuti molto buoni.
Setlist Children Of Bodom:
- Needled 24/7
- Kissing the Shadows
- Bodom Beach Terror
- Halo of Blood
- Scream for Silence
- Hate Crew Deathroll
- Lake Bodom
- Angels Don’t Kill
- Are You Dead Yet?
- Towards Dead End
- Hate Me!
- Bodom After Midnight
- Downfall
- In Your Face
HELL
Motorhead sul Black Stage o Carcass sul Party Stage? Scelta difficile? No per niente, Hell sul WET Stage, uno dei palchi secondary del Wacken, l’unico al coperto insieme al suo gemello Headbangers Stage. Numerosi sono i fans che hanno fatto la mia stessa scelta, pronti ad incitare l’Heavy Metal band britannica. Si comincia con The Age of Nefarious, tratta dal nuovo Curse and Chapter; suoni potentissimi e presenza scenica maestosa da parte del teatrale singer David Bower che invece di usare un tradizionale microfono da palco, ne usa uno attaccato direttamente al volto per potersi muovere più liberamente sul palco. Nei 45 minuti a disposizione la band capitanata dal noto produttore Andy Sneap offre una prestazione superlativa, corredata da una scenografia ricca di fuochi ed elementi teatrali. La band impressiona per la compattezza e la presenza scenica confermandosi a mio parere tra i migliori in assoluto del festival.
Setlist Hell:
- Gehennae Incendi
- The Age of Nefariius
- Let Battle Commence
- The Oppressor
- End of Days
- Blasphemy and the Master
- Something Wicked This Way Come
- Land of the Living Dead
- On Earth As It Is In Hell
NIGHTMARE
Invece di tornare ai palchi principali per gli Slayer (che a detta dei miei amici sono stati tra I migliori del festival), rimango nell’area palchi secondari per vedere i francesi Nightmare, alfieri di un Heavy/Power Metal molto classico. Il pubblico non è molto numeroso e sembra essere composto più da francesi che altro. La band comincia con l’opening track del nuovo album Bringers of a No Man’s Land; la presenza scenica è molto buona, grazie soprattutto al cantante, ma purtroppo i suoni, a differenza degli Hell, sono troppo bassi e impastati, specialmente delle chitarre. Il pubblico gradisce ed incita i suoi beniamini durante ogni canzone. Setlist incentrata sul recente passato della band con la maggioranza dei brani che vengono estratti dal nuovo album The Aftermath.
Setlist Nightmare:
- The Aftermath
- Bringers of a No Man’s Land
- Eternal Winter
- The Gospel of Judas
- I am Immortal
- Forbidden Tribe
- Sunrise in Hell
- The Preacher
- Ghost in the Mirror
- Dawn of Darkness
KING DIAMOND
Headliner indiscusso della serata è il Re Diamante. Non mi era mai capitato di vederlo dal vivo e, ad essere sincero, sono abbastanza ignorante sulla sua carriera, ma sono bastati pochissimi minuti per entrare nel vivo ed essere coinvolti nello spettacolo più mistico e teatrale del festival. Gli anni sono quelli che sono (58) e anche la voce non è più ai livelli degli anni 80, ma l’aura carismatica che il leader della band sprigiona è evidente e intrigante. Da menzionare la scenografia, si comincia con un maniero sullo sfondo, con la band che suona nascosta dietro una cancellata di ferro, che dopo poche canzoni si aprirà lasciando maggiore libertà alla band di interagire col pubblico. Il singer danese è un istrione e grazie alla prensenza sul palco di una performer, mette in atto scene teatrali degne del miglior Alice Cooper. Il resto della band fa da comparsa con eccezione del fido chitarrista Andy LaRocque, ottimo sia dal punto di vista della presenza scenica che da quella esecutiva. La setlist va a coprire tutta la carriera solista della band, con alcuni estratti dal passato nei Mercyful Fate. 90 minuti di show chiusi dal tris Cremation (con la scena della cremazione della strega), the Family Ghost e Black Horseman.
Setlist King Diamond:
- The Candle
- Sleepless Nights
- Welcome Home
- Never Ending Hill
- Let It Be Done
- The Puppet Master
- At the Graves
- Tea / To the Morgue / Digging Graves / A Visit from the Dead
- Evil
- Come to the Sabbath
- Shapes of Black
- Eye of the Witch
- Cremation
- The Family Ghost
- Black Horsemen
3 Agosto
ARCH ENEMY
Ad aprire l’ultima giornata ci pensano gli svedesi Arch Enemy, freschi del nuovo album War Eternal e dell’entrata nel gruppo della bella e brava Alissa White-Gluz, che non fa rimpiangere Angela Gossow né dal punto estetico, né dal punto di vista vocale. Suoni buoni e setlist incentrata quasi esclusivamente sul presente e sul recente passato della band, che non può assolutamente reggere il confronto con i primi album, colpevolmente ignorati quest’oggi. Il pubblico, molto numeroso apprezza, io sbadiglio. Concerto che si lascia vedere solo per la presenza della cantante dai capelli blu.
Setlist Arch Enemy:
- Khaos Overture
- Yesterday Is Dead and Gone
- War Eternal
- Ravenous
- My Apocalypse
- You Will Know My Name
- Bloodstained Cross
- As the Pages Burn
- Dead Eyes See No Future
- No Gods, No Masters
- We Will Rise
- Nemesis
- Fields of Desolation
BEHEMOTH
Sfondo completamente bianco per I Behemoth, in contrapposizione con I loro abiti da scena completamente neri. Il combo polacco si presenta sul palo del Black Metal Stage sulle note del singolo tratto dal nuovo (per me deludente) disco Blow Your Trumpets Gabriel. Si può subito notare come la componente scenica sia diventata di estrema importanza per la band, con la presenza di bracieri accesi e di croci rivoltate, questo forse a discapito della musica, che sembra essere passata in secondo piano. A differenza di altre volte in cui mi era capitato di vederli, i suoni, specialmente delle chitarre sono molto buoni e puliti. 75 minuti a disposizione per la band di Nergal, con una predilezione per le canzoni del nuovo album The Satanist. Prestazione tutto sommato buonaper i mie gusti un po’ noiosa a causa di una setlist senza particolari sorprese e troppo sbilanciata a favore del nuovo album.
Setlist Behemoth:
- Blow Your Trumpets Gabriel
- Ora Pro Nobis Lucifer
- Conquer All
- As Above So Below
- Slaves Shall Serve
- Christians to the Lions
- The Satanist
- Ov Fire and the Void
- Alas, Lord Is Upon Me
- At the Left Hand ov God
- Chant for Eschaton 2000
- O Father O Satan O Sun!
DECAPITATED
Gli incomprensibili orari del Wacken mettono in parziale sovrapposizione lo show dei Behemoth con quello dei Decapitated sull’Headbanger Stage, quindi non appena terminata la prestazione della band di Nergal, mi dirigo di corsa presso l’area coperta (abbastanza lontana) dove trovo l’altra band polacca nel mezzo di un concerto intensissimo. A differenza dei Behemoth, qui è solo la musica a parlare, non ci sono soste o pause mistiche, solo sudore e Death Metal. La setlist è incentrata sull’ultima fatica della band, Carnival is Forever, con graditi estratti dal passato del gruppo, tra cui Spheres of Madness.
Setlist Decapitated:
- Lying and Weak
- 404
- Post(?) Organic
- A View From a Hole
- Carnival is Forever
- Pest
- Spheres of Madness
- Homo Sum
EMPEROR
Uno dei momenti più attesi del fest, il ventennale di In the Nightside Eclipse suonato nella sua interezza. Anche qui la scelta degli orari è penalizzante, con una band che suona in pieno pomeriggio musica che andrebbe apprezzata meglio all’oscurità. Samoth, Faust e Ihsahn, con l’aiuto di Secthdamon al basso ed Einar Soldberg alla tastiera, ci danno il benvenuto nel mondo fantastico e decadente dell’album con una prestazione da brivido ricca di fuochi sul palco. 50 minuti di set principale con canzoni immortali come Cosmic Keys to my Creations & Times, I am the Black Wizard e Inno a Satana. Come encore la band norvegese propone pezzi tratti dal demo del 1992, Ancient Queen e Wrath of the Tyrant. Chiusura con A Fine Day to Die, dei Bathory, con dedica al mai troppo compianto Quorthon. Sicuramente tra i migliori del festival. Lunga vita all’Imperatore.
Setlist Emperor:
- Intro
- Into the Infinity of Thoughts
- The Burning Shadows of Silence
- Cosmic Keys to My Creations & Times
- Beyond the Great Vast Forest
- Towards the Pantheon
- The Majesty of the Nightsky
- I Am the Black Wizards
- Inno a Satana
- Ancient Queen
- Wrath of the Tyrant
- A Fine Day to Die (Bathory cover)
AMON AMARTH
Gli Amon Amarth sono un gruppo da Wacken, questo lo si può notare dal pubblico; si sta stretti come sardine. Scenografia imponente, con il palco occupato da un drago a due teste sputa fumo, e fuoco a volontà da tutti i lati del palco. I suoni non sono dei migliori, con chitarre troppo in secondo piano, e setlist incentrata sugli ultimi album della band, a discapito dei primi 4, immortali album, rappresentati solamente dal classico Victorious March. Johan Hegg tiene il placo come pochi altri e ammalia il pubblico con il suo bel vocione cavernicolo, Durante il concerto il crowd surfing raggiunge picchi mai visti, con fiumi di gente che dalle retrovie vengono portati oltre la prima fila. Buona la prova complessiva dei vichinghi svedesi, ma i pezzi degli ultimi album sembrano davvero tutti uguali, anche in sede live.
Setlist Amon Amarth:
- Father of the Wolf
- Deceiver of the Gods
- As Loke Falls
- Varyags of Miklagaard
- For Victory or Death
- Guardians of Asgaard
- Cry of the Black Birds
- We Shall Destroy
- Asator
- War of the Gods
- Victorious March
- Twilight of the Thunder God
- The Pursuit of Vikings
MEGADETH
Da alcuni anni i Megadeth sono in fase calante con dischi non all’altezza e un Mustaine sempre più svociato dal vivo. A discapito delle aspettative molto basse, i nostri sfoggiano una prestazione più che dignitosa, con un Mustaine meglio del solito nelle parti vocale e una sezione ritmica e solistica sempre precisa. Setlist senza notevoli sorprese, ma è sempre un piace ascoltare una Hangar 18, posta in apertura, Tornado of Souls o Holy Wars. I pezzi tratti dall’ultimo, deludente Super Collider sono la cover dei Thin Lizzy, Cold Sweat e Kingmaker, che segnano la parte del concerto più noiosa. Interessante la scenografia con video proiettati durante l’esecuzione di alcuni brani.
Setlist Megadeth:
- Hangar 18
- Wake Up Dead
- In My Darkest Hour
- Skin o’ My Teeth
- Sweating Bullets
- Tornado of Souls
- Poison Was the Cure
- She-Wolf
- Trust
- Kingmaker
- Cold Sweat (Thin Lizzy cover)
- Symphony of Destruction
- Peace Sells
- Holy Wars… The Punishment Due
AVANTASIA
Ecco il motivo per cui sono andato al Wacken: vedere per la quinta volta la creatura di Tobias Sammet in uno scenario unico, insieme ad almeno 70000 persone. La scenografia è leggermente cambiata rispetto al tour del 2013: non c’è un telone sullo sfondo con l’artwork di The Mystery of Time bensì uno schermo che cambia immagine in base all’album da cui sono tratte le canzoni suonate. Si comincia con Spectres, con il solo Sammet a dividersi le parti vocali che sul disco sono anche di Joe Lynn Turner. Per il secondo pezzo, invoke the Machine, entra sul palco Ronnie Atkins dei Pretty Maids, che canta anche nella successiva The Scarecrow, sostituendo in maniera più che degna un mostro sacro come Jorn Lande. Il concerto continua con la partecipazione del sempre arzillo Bob Catley su The Story Ain’t Over e del meraviglioso Michael Kiske; per lui il tempo non è passato, la sua voce cristallina è sempre perfetta in canzoni come Reach out For the Light, Avantasia o Shelter From the Rain. E’ quindi il turno di un emozionato Eric Martin, al suo primo Wacken, che incanta la folla con la sua voce soul su What’s Left on Me. Tobias Sammet tra un pezzo e un altro parla prevalentemente in tedesco con il pubblico (unica pecca del concerto), ma si nota quanto sia compiaciuto del successo della sua creatura. Le 2 ore di tempo concesse al vero headliner dell’edizione numero 25 del Wacken volano via, sulle note di Farewell, cantata da tutto il pubblico, Lost in Space, e Sign of the Cross, con la solita presentazione di tutti i membri della band, in medley con il ritornello di The Seven Angels. Il cantante tedesco ha anche il tempo di scherzare con i fans dei Kreator, in attesa del concerto dei loro beniamini sul palco a lato, chiedendo cosa ne pensassero di una gay band come gli Avantasia. Il singer infine saluta e chiude momentaneamente l’avventura con gli Avantasia. Ci si rivede nel 2016.
Setlist Avantasia:
- Spectres (Sammet)
- Invoke the Machine (Sammet/Atkins)
- The Scarecrow (Sammet/Atkins)
- The Story Ain’t Over (Sammet/Catley)
- Prelude
- Reach Out for the Light (Sammet/Kiske)
- Avantasia (Sammet/Kiske)
- What’s Left of Me (Sammet/Martin)
- Dying for an Angel (Sammet/Martin)
- Farewell (Sammet/Somerville/Kiske)
- Shelter from the Rain (Sammet/Kiske/Catley)
- The Great Mystery (Sammet/Catley)
- Twisted Mind (Atkins/Martin)
- Promised Land (Sammet/Martin)
- Lost in Space (Sammet)
- Sign of the Cross / The Seven Angels (tutti)
KREATOR
La fatica ormai si fa sentire, ma utilizzo le ultime forze rimaste per seguire il concerto della storica Thrash Metal band tedesca. I Kreator non fanno prigionieri fin dal primo pezzo, con suoni potentissimi e presenza scenica degna di 30 anni di carriera. 4 sono gli estratti dall’ultima fatica della band, Phantom Antichrist, con la title-track posta in apertura di concerto. Ad ogni pezzo segue un forsennato circle-pit da parte del pubblico, che rendono il concerto del gruppo di Mille Petrozza il più movimentato dei tre giorni. Pubblico che si scatena specialmente sui pezzi storici come Endless Pain e Pleasure to Kill. I 75 minuti a disposizione non prevedono soste e vengono chiusi con le classiche Flag of Hate/Tormentor, con il cantante chitarrista che ringrazia il pubblico presente e saluta con un “We Will Return”.
Setlist Kreator:
- Mars Mantra
- Phantom Antichrist
- From Flood into Fire
- Warcurse
- Endless Pain
- Pleasure to Kill
- Hordes of Chaos (A Necrologue for the Elite)
- Phobia
- Enemy of God
- Civilization Collapse
- The Patriarch
- Violent Revolution
- United in Hate
- Flag of Hate / Tormentor
Si chiude così il mio terzo Wacken, esperienza bellissima per l’atmosfera e il senso di aggregazione che si respira dovunque; sembra quasi di vivere in una nazione indipendente con le proprie regole.
L’organizzazione è sempre perfetta, forse addirittura migliorata rispetto alle altre edizioni, ma quest’anno la line up a mio avviso era di caratura leggermente inferiore rispetto ad altre edizioni e ad altri festival concorrenti. Nonostante questo…penso proprio che prima o poi ci rivedremo.