Debutto discografico per i Way To End, band nata nel 2006 a Caen in Francia, che, sotto l’ala protettrice della Debemur Morti, si presentano con questo “Desecrated Internal Journey”, album contenente sette tracce, per un totale di quasi quaranta minuti di black metal in bilico fra le dissonanze dei Deathspell Omega, la furia del black dei primi anni novanta e rallentamenti quasi doom. L’ascolto dell’album è in principio davvero difficoltoso, perché i quattro francesi si lanciano in canzoni molto articolate, dalle ritmiche spezzate che spiazzano al primo passaggio. Andando avanti con gli ascolti, invece, si riesce a cogliere un’atmosfera davvero maligna e quasi alienante, capace di risucchiarti in un vortice che ti porta nelle profondità degli abissi dove nessun bagliore riesce a farsi largo fra le tenebre dominanti. I Way To End sono una band di grande talento, abile nel mescolare le carte a loro piacimento, senza però abbandonare completamente gli stilemi cari al black metal. Anche la produzione recita una buona parte nella riuscita dell’album, perché non è né troppo ruvida e grezza, né troppo potente, anzi io la definirei quasi ovattata, che nella maggior parte dei casi potrebbe essere un grosso difetto, ma per “Desecrated Internal Journey”, invece, si dimostra una mossa vincente, in quanto enfatizza ancor di più l’alienazione che tracce come “The Worm” o “A Step Into The Void” riescono ad emanare. Un disco che mi sento di consigliare agli amanti della fiamma nera, più cupa e malvagia.