“The fortune Teller’s Gaze”, questo è il titolo dell’album di debutto dei Wind Wraith band dedita ad un heavy metal roccioso di vecchia scuola che si avvicina moltissimo alle sonorità tipicamente care ai primi Iron Maiden. La formazione odierna, fondata dall’attuale axe-man Pat Blair, comprende ben tre chitarre (due ritmiche e una solista) mentre dietro al microfono troviamo Scott Oliva incredibile cantante dalla voce tipicamente eighties che ricorda molto da vicino un’ugola ben più famosa ovvero Bruce Dickinson.
I Wind Wraith sfornano un album molto convincente, sicuramente uno dei migliori debut di questo 2004. La struttura delle canzoni non è mai scontata, accelerazioni e cambi di tempo improvvisi che si alternano a parti melodiche e di maggiore atmosfera, riescono a tenere viva l’attenzione dell’ascoltatore; i sei ragazzi forniscono un’eccellente prova soprattutto per quanto riguarda la parte tecnica ed esecutiva dei brani e dimostrano di aver completamente assorbito la lezione impartita dei gruppi storici del genere, mentre la sorprendente prova vocale di Oliva ci riporta al passato: Un’esempio su tutte la cadenzata “Watching over me” in cui sembra di ascoltare la mitica “Air Raid Siren” dietro il microfono.
Introdotta da un riffing massiccio e compatto è invece “War in the sun”, brano dai connotati particolarmente thrash che strizza l’occhio a gruppi del calibro di Metallica e Megadeth per riportarsi poi su terreni maggiormente maideniani durante il ritornello; la voce di Oliva è aggressiva e potente; continuano le citazioni alla Vergine di Ferro con la title track (anche se non intaccano minimamente la riuscita del brano che si dimostra di pregiata fattura e di convincente interpretazione) mentre con la successiva “Dragon’s riders” ci spostiamo verso lidi tipicamente power e speed dove la batteria ci regala una prestazione incredibile e inserti di matrice epica si inseriscono durante l’incedere maestoso del ritornello (fantastica la chiusura del brano dove Oliva termina con un vocalizzo “rubato” al finale di Powerslave!).
Continuano le citazioni a Bruce Dickinson con “Tempted by death” il cui ritornello sembra uscire dai primi dischi solisti del cantante britannico mentre la successiva “Ancient tales” è introdotta da un arpeggio di chitarra che ci riporta indietro nel tempo, a secoli passati per poi esplodere in un devastante riffing tipicamente orientaleggiante che accompagna la voce di Oliva che in questa song si trova a duettare con un’ugola femminile.
Termina l’album una canzone un po’ fuori dagli schemi dei Wind Wraith ovvero “Burning love” dall’andamento tipicamente rock che dimostra come i sei ragazzi non sono capaci di suonare solo songs dure ma anche brani più “leggeri” e gradevoli.
In definitiva un ottimo debutto per un’ottima band sicuramente da tenere d’occhio per quanto riguarda le sue produzioni future e per i concerti. Non pensate tuttavia di avere davanti a voi dei cloni degli Iron Maiden: i Wind Wraith hanno una propria personalità ed originalità e questo disco ne è la prova; non suonano nulla di nuovo, ma per i più affezionati del metal classico allora questo disco può piacere e anche tanto.