Da quasi otto anni costantemente in concerto nei locali del nord Italia (ed anche oltre), i Wine Spirit sono ormai diventati, grazie alla loro esplosiva carica live che li ha portati ad esibirsi sullo stesso palco di mostri sacri come Udo, Glenn Hughes, Mickey Moody e Billy Sheehan, una delle migliori realtà del panorama hard&heavy nostrano.
“Fire in the Hole” è il secondo album del power-trio, seguito del bellissimo “Bombs Away” (tuttora spesso nel mio lettore), debutto che mise in mostra le eccellenti doti tecniche della band ma soprattutto il suo gusto nel comporre brani di adrenalinico ed eclettico hard’n’roll sulla scia dei grandi degli anni ’70 e ’80.
Con questo nuovo disco i Wine Spirit hanno optato per un evidente indurimento del proprio sound, che se da un lato non dimentica di certo le proprie radici hard/blues, dall’altro preme decisamente il piede sull’acceleratore: complice anche una produzione decisamente più ruvida, “Fire in the Hole” è quasi sempre giocato su tempi sostenuti e riff serrati, bilanciati però da piacevolissimi rallentamenti e solismi dal sapore vagamente fusion ed addolciti dalle melodie sempre in primo piano.
Sebbene nell’insieme rusulti meno vario del precedente lavoro, “Fire in the Hole” è meglio analizzabile sui singoli brani, che a parte una lieve caduta di tono sul finale (l’anonima “Get it On”, la cover di “Sailing Ships” a mio parere molto meno efficace della sua versione live), si mantengono sempre su livelli individuali molto buoni.
Fra i migliori episodi, sicuramente “Hide & Kill”, la particolare e ipnotica “Burnout” (forse il pezzo migliore del disco), l’allegra “Go the Whole”, il melodico up-tempo “Leap in the Dark” (altro highlight dove fa la sua comparsa anche l’organo hammond) e la catchy “(I’ve Got) No Time”.
Anche se, come detto, vi è una minore eterogeneità complessiva, il disco non risulta comunque stancante, e si fa ascoltare anche più volte di seguito senza annoiare.
L’unico vero appunto che mi sento di fare è alla produzione, molto ruvida e diretta, che a mio parere penalizza le composizioni cui spesso avrebbe sicuramente giovato un sound più profondo e pulito.
“Fire in the Hole” è comunque una gradita conferma, ora mi attendo il decisivo salto di qualità con il terzo disco che spero vedrà la luce in un giorno non troppo lontano.
Ma soprattutto, il consiglio per tutti è di non perdete l’occasione di vederli in uno dei loro concerti (consultate il sito ufficiale per tutte le date), dove il Guapo, il Conte e C.C.Nail trovano sicuramente la dimensione ideale per il proprio esplosivo show di puro e genuino hard’n’roll.