I Wuthering Heights ritornano sulle scene con un nuovo album che ripercorre le tappe dei precedenti begli album. Produzione e suoni rimangono sostanzialmente invariati quasi a delineare una certa continuità con il passato, anche la musica ormai è ancorata su coordinate ben precise. Il gruppo nonostante i continui cambi di formazione rimane sempre fedele a sè stesso, d’altronde il compositore e “leader” è Erik Ravn che ci propone il suo consueto e ormai consolidato marchio di fabbrica: musica grintosa e energica, ricca di cambi di tempo, con quel suono folk che ha contraddistinto il gruppo sin dagli esordi.
Il tutto è quindi sempre ancorato a un power folk dalle forti tinte prog di sicuro effetto. Peccato solo che la novità che tanto mi ha deliziato con i primi album ormai rimane solamente una conferma, il che sembrerebbe positivo ma che in realtà rende tutto l’album altamente prevedibile e già sentito nei precedenti lavori.
L’album preso singolarmente è pur sempre ottimo, quindi per chi non avesse ascoltato i precedenti troverà certamente un buon album, mentre chi segue il gruppo dagli esordi rimarrà un po’ annoiato dall’inesistente cambiamento, o per lo meno nessuna novità introdotta.
Sicuramente c’è da dire che manca l’efficia dei soli del dimissionario Henrik Flyman, ormai concentrato sempre più con la sua creatura a nome Evil Masquerade.
Questo “The Shadow Cabinet” segna in definitiva solo una conferma dell’alto valore della musica di Erik Ravn ma che non apporta più nessuna novità all’interno della discografia di questo ottimo gruppo.
E’ anche vero però che un album non necessariamente deve cambiare rispetto ai precedenti, ma sono convinto che cambiare qualche elemento possa favorire il piacere nell’ascolto di un nuovo album, per quanto piccola possa essere questa variazione.