I Wuthering Heights vengono fondati da Erik Ravn ed esordiscono con il loro primo album “Within” nel 1999, pubblicato qui da noi dalla Lucretia Records. A distanza di tre anni si ripresentano a noi con un nuovo lavoro intitolato “To Travel For Evermore” con una line up leggermente modificata. Entrano in formazione il chitarrista degli Zool Henrik Flyman e l’italianissimo bassista dei Time Machine Lorenzo Dehò.
Il lavoro, pur rientrando nel filone Power Symphonic, risulta molto più articolato e vario. L’album può essere definito progressive quindi dal punto di vista della complessità e della libertà nella scrittura dei singoli brani. La produzione è decisamente ottima e ogni membro del gruppo dimostra tutto il suo valore nell’esecuzione dei pezzi; il cantante non ha una notevole estensione vocale, rimane più sui toni medi, particolare che ultimamente sto apprezzando in alcuni gruppi power.
Sentire sempre acuti in tutti gli album power alla lunga stanca; non è l’unico modo di cantare.
Da segnalare l’ottimo lavoro eseguito dalle chitarre e dal batterista; sempre precisi e puliti.
Le canzoni sono sufficientemente lunghe, durata media sui sette minuti, e spaziano dal progressive metal allo speed metal passando per il folk con partiture neoclassiche ed orchestrali di sicuro effetto.
L’album viene aperto con un intro strumentale “Behind Tearstained Ice” molto orchestrale a cui fa seguito la medievaleggiante e battagliera “The Nevershining Stones” con momenti più folkeggianti. Si sfocia nello speed metal con la successiva “Dancer In The Light” in cui vengono ripresi gli Helloween negli assoli di chitarra e nella parte subito prima del finale.
“Lost Realms” è invece un lunghissimo brano lento atmosferico e malinconico a cui fa seguito la lunghissima strumentale “Battle Of The Seasons”; neoclassica nella parte iniziale che sfocia nel progressive metal con improvvisi cambi di tempo e assoli di chitarra sparati a velocità esagerata in pieno stile Malmsteen, tornando quindi in territorio neoclassico.
La successiva “When The Jester Cries” è presente, purtroppo, solo nella versione giapponese dell’album ed è un pezzo a metà strada tra il progressive metal e lo speed metal.
Tornando alle canzoni presenti nella versione europea incontriamo nell’ascolto “A Sinner’s Confession”, la più lunga dell’album, fondalmentalmente una canzone progressive metal ma con svariati momenti medievaleggianti, cori molto invadenti e favolosi assoli di chitarra neoclassici.
Il power prog attuale viene proposto in “See Tomorrow Shine” con un intermezzo folk nella parte centrale e continui cambi di tempo che rendono il tutto molto dinamico.
Si prosegue con la ballata “Through Within To Beyond” che diventa improvvisamente speed in certi momenti e folk in altri.
La conclusiva “River Oblivion” è prettamente una canzone folk metal ispirata ai Blind Guardian.
Concludendo il discorso, un album eccelso sotto tutti i punti di ascolto che non annoierà l’ascoltatore data l’alta dinamicità dei pezzi proposti. Non c’è una vera ballata nè una vera e propria canzone speed nè tantomeno una canonica canzone progressive metal. Ognuna di queste cose è stata miscelata sapientemente ed i momenti folk/medievaleggianti sono un’ottimo ingrediente in più.
Onestamente mi sento di consigliare caldamente questo album a tutti ma sopratutto a coloro che cercano un album assolutamente vario e imprevedibile e non un semplice album canonico di power prog o di power sinfonico.
Un gran bell’album.