Il motto degli XContract sembra essere: “se bisogna fare qualcosa, lo si fa bene”. Ed almeno a livello di packaging non si può dire che non l’abbiano rispettato, visto come si presenta “Blooden Diaries”, cioè con una confezione in digipack comprendente anche un dvd.
Dal punto di vista della musica, invece, i quattro ragazzi danesi non si fanno invece notare più di tanto, miscelando un sound che vorrebbe essere alternativo con alcuni momenti di celebrazione per i Cure che furono ed altri vicini a certi Radiohead. Insomma ci troviamo di fronte ad un rock relativamente commerciale ed orecchiabile, tinto però di un flavour simil-gotico che fa tanto “bello e maledetto”.
Ciò che proprio non si riesce a mandar giù di questo disco è il cantato del frontman Dennis Petersen, messo strategicamente in primo piano, ma poco adatto ad essere parte integrante della proposta della band, contribuendo piuttosto a creare un senso di smarrimento e confusione nell’ascoltatore. Altro elemento che salta all’orecchio è il fatto che i volumi degli strumenti sono sbilanciati e tendono, come già anticipato, a privilegiare il vocalist mettendo indietro tutto il resto. Il risultato è che le chitarre sono giusto udibili, la batteria si sente perché ha frequenze facilmente udibili ed il basso sparisce del tutto, come se non esistesse.
Questo tipo di scelte porta inevitabilmente all’affossamento di un’opera prima su cui sono stati sicuramente spesi dei bei soldi, visto tutto il contorno ad essa applicato. Dispiace, perché le risorse applicate alla veste grafica del prodotto sarebbero state meglio spese dirottandole sulla sostanza, cioè sulla proposta del gruppo e sulla registrazione del disco. Se così fosse stato avrebbero dato i natali ad un prodotto sicuramente più competitivo.
XContract: anche l’occhio vuole la sua parte, ma quando si parla di musica, l’orecchio non si accontenta.